Pelle, viso e corpo, sulla ghiaia umida. I piedi lambiti dalle onde e il grido delle cicale. Il forte aroma di salsedine che completa l’appagamento dei sensi. La testa, libera da urgenze, fluttua.
Eccoti e non a caso, se, aprendo faticosamente gli occhi, un visetto curioso mi è comparso davanti. Un bambino dietro ad una palla. Il mio sguardo annebbiato ha fatto in tempo a cogliere un riconoscibilissimo taglio d’occhi; lì, a fianco a me. Un caso, forse. O forse no.
Richiudo gli occhi e ti sento, ti vedo, ti ascolto nell’inconfondibile nuvola di riccioli rossi.
Bagnate, fradice, in costume, felici e inconsapevoli come mai, mai più nella vita lo saremmo state. Sento perfino la tua voce, la tua risata e quell’ indomita vivacità che ci accomuna.
Un’ irrequietezza che non è mai scemata.
In te più che in me.
A tratti la mia si è addormentata, in te mai. La tua brevissima vita non ti ha dato modo e tempo di farlo. Mentre sonnecchio, appagata, rivivo attimi, scambi che da leggeri si fecero, negli anni, col tempo, sempre più intensi e pesanti. La maturità sa sempre cosa, crudelmente, appesantire.
Non so più il tempo che impiegò la vita a correre su binari noti e rassicuranti per me. So che mi accontentò dandomi ciò che le chiedevo, dando corpo e vita ai miei desideri.
La tua invece si fermò su un marciapiede dove, ignara e inconsapevole, procedevi con il tuo zaino sulle spalle.
“Sembrava correre”, ecco l’inganno teso dalla vita.
Il tuo tragico Ro’.
Difficilmente la vita corre su binari imposti. Alla nostra età, ancora, credevamo fosse così. Capimmo tragicamente e troppo presto quanto ci ingannavamo.
Mi risveglio, mi tuffo e ancora…. quel mitico “guado” fra gli scogli proprio lì, davanti a me. Cercavamo un luogo nascosto e appartato per le nostre confidenze da giovanissime e fu un’ “impresa” che, nei pochi anni restanti, ricordammo con struggente tenerezza.
Il tempo di asciugarmi al sole e poi la fatica, gli scalini, le rocce che, sempre, raccontano storie.
Oggi la tua, la nostra, le nostre.
Il dolore forte e improvviso alla notizia. Quel dolore assurdo, incredulo e condiviso che ancora accomuna chi c’era, chi doveva esserci ma avrebbe voluto tanto sparire, scappare da quella realtà troppo grande per tutti e per noi in particolare.
E poi i pensieri e i sogni che ci accomunarono, che ci resero complici e che sono rimasti lì, immobili, come se tutto questo tempo non fosse passato. Le nostre storie si sarebbero divise, o forse no. A legarci è certo l’ incertezza su ciò che sarebbe stato, che poteva o non poteva essere.
Così, quando sono intrise di malinconia, le storie di vita sono le migliori possibili.
Sagge Ro’ non lo eravamo, neanche un po’.
Oggi rossi tutti i miei pensieri.
Rosso, che, da sempre, associo a te.
Per te, solo per te, i miei pensieri saranno un fermo “per sempre”.
Tempesta di rosso.
In testa, nel cuore, sulla pelle.