Chi fa la nostra professione a giugno, ogni anno, si trova a fare il bilancio dell’anno scolastico vissuto.
Un anno intenso per me sia sul piano professionale sia su quello personale. Due figli, che, fra una “corsa” e l’altra, crescono troppo, troppo in fretta tanto da non darmi il tempo di accorgermi dei loro profondi cambiamenti; un padre anziano che inesorabilmente perde sempre più il contatto con questo mondo creandose uno, parallelo, tutto suo. E, ogni giorno, la scuola, i bambini. Novantanove(!!!) bambini. Insegno lingua italiana (solo a 15…) e inglese agli altri. C’è da farsi venire il giramento di testa a pensarci. “Meglio darsi da fare senza pensarci troppo”, mi sono detta fin dal primo giorno. Diciamo che il conseguimento del titolo per l’insegnamento della lingua inglese dopo un estenuante corso svolto durante l’anno scolastico passato non ha migliorato molto la mia situazione lavorativa….vabbè! Capita…ho risposto a chi me lo ha fatto notare. Eppure sono questi anni così intensi, notti in bianco a vegliare chi ha bisogno che ti “fanno crescere”.
E se c’è crescita c’è, necessariamente, cambiamento.
Quali cambiamenti ,allora.
Sarà obsoleto ammetterlo ma penso proprio di essere cresciuta umanamente e professionalmente.
Ho trascorso anni scolastici preoccupatissima del “programma”: riuscirò a finire tutto? I miei bambini sapranno indicativo,congiuntivo, condizionale,e magari, anche infinito, gerundio e participio?
Quest’anno no.
Mi sono concentrata su pochi, fondamentali obiettivi e ho prestato molta più attenzione ai processi di apprendimento e all’aspetto umano.
Essenzialmente i bambini in prima, dove insegno italiano, devono imparare a leggere, scrivere e, soprattutto, a venire volentieri a scuola.
Ho letto loro moltissime storie, le più disparate ,da Sponge Bob a Cipì.
Li ho invitati a parlare, a raccontare, a chiedere.
Ho cercato di trasmettere loro il piacere della bella scrittura, dei movimenti fluidi eseguiti nel silenzio. Li ho invitati a cogliere il valore del silenzio, che spesso, a scuola, si dimentica e ho potuto sperimentare quanto i bambini lo apprezzino tanto che ogni tanto qualcuno di loro :”Mae,scriviamo un po’ in silenzio, zitti zitti?”.
Ho imparato a togliere invece di aggiungere.
E penso, davvero, di aver vissuto meglio questo anno scolastico.
Paradossale no? Situazione incasinatissima a casa (compresa la 104 negata per l’assistenza del babbo), situazione indaffaratissima a scuola eppure ….c’è del “buono”.
E il Cmooc? Il Cmooc fa sicuramente parte del “buono”.
Penso sia fondamentale che i bambini scrivano, leggano nel migliore dei modi possibili ma sono consapevole che si debba anche dar loro gli strumenti , i ferri del mestiere (Andreas!)per fare cose con la tecnologia e soprattutto per aiutarli a “gestirla” meglio( ah, le riflessioni su fb…). Questo corso mi è servito a conoscere strumenti di cui non sospettavo neppure l’ esistenza:l’aggregatore, notepad, piratepad, i “CODICI”brrrrrr….., pearls e diigo. (A proposito dei feed mi ero chiesta spesso come si utilizzassero quelle “ondine” arancioni in fondo alle pagine web…ora lo so).
Ma soprattutto mi sono divertita!
L’ho ripetuto alla mia collega che, un po’sbigottita continua a chiedermi dove trovo l’energia per mettermi al pc la sera dopo giornate interminabili.
Certo di fronte a certi “vicini” di casa mi sono davvero sentita un po’ …come dire? Incapace. Ma è stato un mio “sentire”; loro, seppur “abbienti” (vivono in “ville inarrivabili”…ahimè!) signorilmente, non mi hanno fatto mai sentire fuori luogo. Anzi…incoraggiano, aiutano e soprattutto non mostrano mai quel senso di sufficienza che talvolta, fuori dal nostro villaggio, pervade le risposte degli”esperti”.
Mi sono divertita soprattutto con i blog.
Mi piace l’idea del blog. Amo gozzovigliare fra quelli dei miei colleghi, leggere le loro riflessioni, “salvare” i loro preziosi consigli sui vari programmi da utilizzare in classe. E intanto imparo, conosco, mi informo. Molto meglio di quei barbosi corsi di aggiornamento frequentati in passato.
Risultati più evidenti:
-non ho ancora l’i-pad ma mi sto organizzando…sognando un pc o una lim in classe;
-apro quotidianamente la mail;
-leggo interessanti articoli inerenti il mondo della scuola;
-ho contatti con colleghi che, come me, cercano, scavano, navigano e, soprattutto, condividono;
-ho maggiore consapevolezza nell’uso del pc.
Scusate se è poco.
Per concludere penso che la vita vera di ognuno di noi, quella “fuori” dalla scuola incida profondamente anche sulla vita professionale. Sarà perchè la nostra professione è “intrisa” di umanità e non è assolutamente nemmeno pensabile accantonare o anche solo marginalizzare l’aspetto umano di chi impara ma anche di chi insegna. Il bambino, nella sua totalità è sempre e comunque punto di partenza e punto di arrivo di ogni intervento educativo. Ma anche l’insegnante è parte attiva: con il bambino anche il maestro cresce, impara, cambia, evolve. L’incontro di più “vite”; la sintesi dell’interazione educativa.
E la tecnologia? Come entra in tutto ciò? Che tipo di aiuto puo’ dare ad un bambino? Io la vedo così: è come “allungargli” un po’ le ali o meglio aumentargli l’apertura alare per aiutarlo a provare a volare un po’ più in alto…anche divertendosi con la maestra, perchè no?